Spazio sull'Arte
a cura di Leonardo Marrone
Seguire o meglio inseguire il calendario di tutte le mostre in corso o in programma in Italia rimanendo sempre aggiornati e' impresa assai ardua. Cercheremo comunque in questo spazio di fare del nostro meglio curando periodicamente una panoramica stagionale sui principali eventi legati all'arte italiana sia in Italia che in Giappone. Questo spaziando chiaramente dall'arte antica e classica alle espressioni piu' moderne degli artisti italiani contemporanei. |
Luciano Secchi e Roberto Raviola in arte Max Bunker e Magnus: un binomio artistico |
Max Bunker & Magnus Scrivere sul fumetto (italiano) per esperti e non e' difficile e oneroso quanto trattare di Arti classiche. Chi ama profondamente questa forma di arte moderna e popolare - certamente piuf gdiscretah rispetto alle espressioni artistiche piuf canoniche, ma non per questo gminoreh - puo' comprendere questa osservazione meglio di ogni altro tipo di fruitore. Tuttavia anche per dei semplici profani in materia, come chi scrive, il fascino per il mondo cartaceo e ad inchiostro dei fumetti e' comunque irresistibile.
Luciano Secchi, classe e39, sin dagli esordi e' un eccellente ideatore di storie e soprattutto una penna versatile, capace di destreggiarsi nei generi piuf diversi tra loro e di creare sfondi di grande profonditaf psicologica e sociale. Con la sua scrittura e la sua genialitaf il fumetto italiano alla fine degli anni sessanta ha vissuto un nuovo e felice corso di ispirazione e originalitaf dando vita a fenomeni senza tempo. Tra le migliori produzioni dello scrittore, oltre alle creature sviluppate in consonanza con Magnus - delle quali parleremo piuf sotto - vogliamo citare almeno uno dei soggetti con i quali ha iniziato la sua folgorante carriera: gMaschera nerah realizzato insieme al Maestro Piffarerio, disegnatore che firmeraf poi anche tante altre opere e storie ideate da Max Bunker. Perchefil successo e la consacrazione La rivoluzione messa in atto e portata al parossismo nei fumetti di Magnus e Bunker, ef nellfaver rovesciato, completamente alterato, distorto o reinventato i canoni del fumetto classico (sino ad allora) e nellfaver proposto una visione schietta, nuda e cruda, della morale e dei costumi dellfetaf moderna. Nelle loro saghe piufimportanti, come in Kriminal o in Satanik, il protagonista ef infatti una figura negativa; la sua natura perof non contrasta affatto con il mondo che lo circonda: buoni o cattivi nelle opere di M. & B. sono della stessa essenza. Non cfef quindi spazio per una morale assoluta, non una differenziazione netta tra angeli e demoni, tanto che tutti i personaggi, continuamente, passano da una parte allfaltra del seminato come fosse cosa normalissima (ed ef effettivamente normale nel mondo reale). Lferotismo ef poi unfaltra componente, piuf o meno esplicita, fortemente connotativa nelle opere dei due. Kriminal e Satanik: violenza, terrore e sesso Intorno a Kriminal e a Satanik esiste oggi un collezionismo folle. I numeri usciti a cavallo tra gli anni sessanta e settanta sono oggi memorabilia preziosissimi per collezionisti di tutto il mondo. Ma tutto questo ef solo lfultima parte della storia di queste due celebri saghe a fumetti. Perchef il successo i loro albi lo hanno vissuto in tempo reale, quando uscivano regolarmente in edicola ed erano seguiti da migliaia di fedeli o anche di casuali lettori. Alan Ford fu perofla vera rivoluzione. Le storie scritte da Max Bunker e disegnate da Magnus tra il numero 1 e il numero 75 furono un altro fulmine a ciel sereno nellfambito del fumetto italiano e non solo. Quello che risultof dalle prime vendite un fiasco totale si trasformo', numero dopo numero, in un fenomeno culturale e di costume mai visto prima. Pur ricalcando alcuni "tipi" del genere noir-poliziesco, dello slapstick, questa nuova creatura di Secchi & Raviola, puzzle cabarettistico simile ad un Frankenstein mezzo ammaccato e pericolante, si rivela nel tempo come un gphanteonh, una raccolta straordinariamente varia e geniale di singoli caratteri. Come molti fedeli lettori osservano, negli anni si e' verificata certamente una diluizione delle idee, illuminanti, degli esordi; tutto ciof pero' non ha intaccato il livello mediamente e costantemente alto del soggetto (dote assai rara anche nel mondo dei fumetti!). Dopo le grandi opere sviluppate nel corso di piuf di due decenni circa segnati dal trionfo tributato alle storie di Alan Ford, i due Maestri si separeranno per rincontrarsi in occasione di particolari ricorrenze editoriali (il numero 200 di Alan Ford, ad esempio) intraprendendo strade parallele sempre nellfambito di questa grande espressione artistica dellfarte moderna italiana - il fumetto - ma anche in contatto con il cinema, la televisione, lfillustrazione etc. Conclusioni e consigli In Giappone, per ora, non ci risulta siano mai state effettuate delle traduzioni o intrapresa una distribuzione degna di nota delle opere firmate da M. & B.. Un peccato, sicuramente, vista anche la digeribilitaf e il brio delle opere dei due geniali autori; un fascino che anche un pubblico nuovo, qui in Giappone, riuscirebbe certo a percepire. |
|
Il complesso del Vittoriano, a Roma, ospita una prestigiosa e ambiziosa rassegna dedicata a gil primo vero artista italianoh attraverso una raccolta di piuf di centocinquanta opere. Ricordiamo che... |
Giotto e il Trecento. gil piufsovrano Maestro stato in dipinturah Vasari e la critica convenzionale contemporanea identifica in Giotto, attivo tra la fine del 1200 e la prima metaf del 1300, il fulcro di una nuova era non solo per la Pittura ma anche in senso piuf ampio, per tutta lfArte; ef considerato ormai unanimemente il maestro della rottura, colui che abbandona, progressivamente, i modelli della cosiddetta pittura greca (sublimati nelle opere del suo maestro, Cimabue) e prepara la storia dellfarte a quello che saraf, centocinquantfanni dopo, il grande Rinascimento. Se ef vero che nellfepoca della grinascita culturaleh si attueraf una scoperta sistematica dei tesori del mondo classico e una riattualizzazione di tali modelli, ef anche vero che ef Giotto che ne avvia il recupero formale e ne presagisce unfimportanza e un utilizzo moderno mai visto prima di lui. Altro punto fondamentale della sua ricerca ef la scoperta e la realizzazione di uno spazio pittorico che arguisce alle prime intuizioni prospettiche che diverranno precisi calcoli matematici e concezione di unfarte pittorica nuova solo nel Quattrocento; anche queste caratteristiche sono totalmente inedite fino a Giotto. Il complesso del Vittoriano, a Roma, ospita allora una prestigiosa e ambiziosa rassegna dedicata a gil primo vero artista italianoh attraverso una raccolta di piuf di centocinquanta opere. Ricordiamo che la fama di Giotto fino a oggi ef costituita, soprattutto, dalla bellezza e dallfimportanza delle sue opere ad affresco.
Dove: Il Vittoriano Orario: tutti i giorni ore 10.00 - 16.00. Chiuso il lunedi. Info:
Beni Culturali punto it, Il Vittoriano |
|
Le storie di Valentina erano caratterizzate da un erotismo colto e onirico, legato a temi psicanalitici: spesso la protagonista appare senza veli, in storie dal contenuto ambiguo e vagamente perverso |
Guido Crepax La manifestazione milanese dedica una mostra al personaggio dei fumetti creato da Guido Crepax, Valentina, che era e rimane un'icona di donna fatale.
Guido Crepax: scomparso nel 2003 a settant'anni, ha lavorato, dopo la laurea in architettura, principalmente come illustratore e grafico oltre che nel campo del fumetto. Nel corso degli anni ha disegnato diverse storie a fumetti con altri protagonisti, e creato anche figure di carta per giochi da tavolo dedicati alle grandi battaglie della storia. La mostra della Triennale, pur centrata su Valentina, illustra tutto il suo percorso professionale e la sua vita, in sale che si servono di supporti multimediali e riproducono le sue tavole in grande formato oltre a mostrare diversi originali. La mostra e' curata da Caterina Crepax e da Massimo Gallerani. Dove: Triennale Bovisa, Via R. Lambruschini, 31 - Milano Orario: 11.00-23.00, chiuso il lunedi Info: www.triennale.it chiudi alcune tavole in mostra |
|
La pittura di Giovanni Bellini e' una forma di bellezza complessa, che si lascia raggiungere |
"Che spettacolo, quando si fara', una mostra completa su Bellini", scriveva nel lontano 1949 Roberto Longhi. Eccola, quella mostra, interamente dedicata a uno dei grandi maestri della pittura rinascimentale: iniziata il 30 settembre dopo un lungo lavoro che ha impegnato una equipe di studiosi, tra i quali i curatori della mostra Mauro Lucco e Giovanni Villa, almeno tre anni. La pittura di Giovanni Bellini (c. 1430 - 1516) "il piu' antico dei moderni, il piu' moderno degli antichi", e' una forma di bellezza complessa; come spesso scrivono di lui, che si lascia raggiungere solo con assoluta concentrazione e con un giusto tempo di gimmersioneh: qualcosa che, nella penombra liturgica dell'allestimento di questa mostra, accolta presso le Scuderie del Quirinale a Roma, tra il rosso delle quinte come di un teatro, nelle luci opache che sfiorano le tavole dipinte, diventa piuf facile e avvolgente. Si tratta di una raccolta eccezionale, composta di ben sessantacinque opere, arrivate da trentacinque musei (il Louvre, il Metropolitan, la National Gallery di Washington) e dalle collezioni private di tutto il mondo. Pur mancando gallfappelloh alcuni preziosi capolavori del maestro venziano (l'impassibile doge Leonardo Loredan della National Gallery di Londra, ad esempio, o quello che da molti ef considerato il capolavoro assoluto di Bellini, il San Francesco "Frick", che stavolta ef rimasto gelosamente custodito a New York) ci si trova davanti, nel caso di alcuni esemplari, ad opere estremamente difficili da raggiungere e soprattutto da riuscire a vedere raccolte filologicamente tutte insieme.
Partendo dall'esordio monumentale, ridondante, immenso della Pala di Pesaro, capolavoro anche di carpenteria, sono state accolte anche molte altre opere mai uscite prima dal proprio museo. Come ad esempio la Continenza di Scipione, fregio di oltre tre metri che simula il marmo. E ancora, le serie complete dei Crocifissi e delle Pieta', i ritratti apollinei delle Madonne, con i loro pigmenti oleosi e gli impasti con l'uovo, i volti di porcellana e i costati sanguinanti. Tutti per la prima volta accostati insieme a evidenziarne variabili e analogie. Si compone cosi uno straordinario spettacolo pittorico chiudi alcune opere in mostra I |
|
Frammenti di storia a ridosso e nel cuore e a ridosso del mausoleo, sepoltura del "divo" |
La sepoltura di Ottaviano Augusto (63 a.C. - 14 d.C.) ef stata vittima da sempre dei soprannomi piuf irriverenti come quello, ad esempio, di "dente cariato". Questo soprattutto a causa delle condizioni
di abbandono e indifferenza in cui ha versato per secoli. Il mausoleo si trova difatti a circa cinque metri al di sotto del piano stradale moderno e il palazzo piu' distante ef a una sessantina di metri. Questa disposizione non lo ha certo aiutato a farlo risorgere come il centro di un parco archeologico, idealmente integrato al porto di Ripetta questfultimo distrutto alla fine dellfOttocento (n.b. altro sito che potrebbe riemergere dopo questi nuovi scavi). Bisogna anche osservare che le vicissitudini di questa preziosa zona di Roma non sono altro che i tanti episodi di una lunga storia, di infiniti riciclaggi. Lo stesso mausoleo in qualche modo ce la racconta, proprio oggi, attraverso i suoi tesori nascosti. Saccheggiato come una cava di travertino, fortificato dai Colonna, coltivato a vigna, trasformato prima in un popolaresco anfiteatro ottocentesco, il Corea, e poi nel primo auditorium della Capitale, con una sala concerto da 3.500 posti chiusa nel '36 e da molti rimpianta (ricordiamo le parole, in merito, del celebre direttore dforchestra, Carlo Maria Giulini "L'acustica era perfetta, il suono pastoso, l'architettura superba"). Le architetture disegnate da Morpurgo, ma dettate direttamente dal duce, ci hanno infine gregalatoh una rotatoria monumentale, con tanti angoli da svoltare. Non ef certo un luogo che invita perof ad essere fruito, visitato. Ci si passa; ma per andare altrove, in Via Ripetta o sul Corso, in Via Tomacelli o sul Lungotevere. Il porticato e' alto e gelido. Tanto che, estetica a parte, anche i senzatetto, quando non piove, preferiscono andare a dormire all'aperto, nelle aiuole del fossato. Se poi consideriamo anche le polemiche che hanno accompagnato lfedificazione del progetto di Meier come protezione allfAra Pacis (1), ci si rende conto che un intervento, oltre che dovuto, ef proprio necessario. Previsti, quindi, oltre al riassetto del cuore della zona, la possibiltaf di rivedere alcune scelte dell'architetto americano; la salvaguardia con un progetto di rivalutazione di questi due sfortunati monumenti - il Mausoleo e la sua ara (2) -; la riqualificazione della vicina chiesa di San Rocco e dellfaltrettanto funestato porto di Ripetta, venuto giaf in parte alla luce con i recenti lavori allfAra Pacis. Ipotizzabili poi anche gli interventi al ponte Cavour, sui giaf citati edifici di epoca fascista e su alcune zone attigue. Come andraf a finire? Ef giusto intervenire sul progetto irrisolto di Morpurgo (il cui livello non ef neanche minimamente paragonabile a quello di Speer, ai tempi di Hitler) e la ggabbiah futuristica di Meier? Ef piuf importante liberare la piazza e quindi restituire la propria dignitaf ad una delle piuf importanti testimonianze della storia di Roma (lfAugusteo e la sua piazza) o mantenere il disordine gequilibratoh del progetto gdilettantisticoh, realizzato al risparmio dal duce? Voi che ne pensate? (1) Critiche alle quali in parte ci associamo. Piuf di qualcuno ha definito il gmostroh di Meier, guna pompa di benzina; una pizzeria di Dallas; totalmente scellerato, sia da un punto di vista estetico che logistico, per non parlare poi dei recenti problemi dovuti allfalterazione del microclima allfinterno della costruzione che starebbe danneggiando anche lfAra Pacis stessah.
(2) lfAra Pacis (lfAltare della Pace eretto tra il 13 e il 9 a.C.) come la vediamo oggi, splendido esempio dellfarte ufficiale del periodo della dittatura pacifica di Ottaviano e sua privata auto celebrazione, fu ritrovata negli scantinati di un palazzo nei pressi del Corso e poi ricomposta nella sua nuova sede solo alla fine degli anni Trenta dello scorso secolo.
|
|
conclude il suo intervento defininendolo "l'ultimo artista... approfondisci |
Antonio Ligabue - LfArte difficile di un pittore senza regola Il critico dfarte Vittorio Sgarbi nel catalogo realizzato per questa mostra dedicata a Antonio Laccabue, al secolo gLigabueh (1899-1965), conclude il suo opinabile ma importante intervento defininendolo "'ultimo artista veramente nazionalpopolare e per di piu' padano". E sempre di Sgarbi la critica secondo cui "Ligabue e' un vero primitivo, amato dal pubblico e rifiutato dai critici con la puzza sotto il naso che si innamorano della merda d'artista di Manzoni e dell'orinatoio di Duchamp." Critiche molto forti per un artista estremo, volente o nolente un outsider, con tutti i suoi drammi, nella vita e nel mondo dellfarte. Uno dei grandi artisti nel Novecento italiano, forse tra quelli tristemente e dannatamente trascurati soprattutto dalla critica ufficiale. Grazie a questa meravigliosa mostra, accolta nelle sale di Palazzo Reale a Milano, la memoria di questo artista vive un momento di rinascita e di dovuto tributo, incontrando il grande pubblico (ironia a parte, certamente non solo gpadanoh!) in una carrellata di ben oltre duecento dipinti, praticamente un quarto dell'intera produzione pittorica di Ligabue, dagli inizi, intorno agli anni venti, fino alla morte sopraggiunta nel 1965; ma anche diversi disegni, sculture in bronzo e alcune incisioni. I soggetti ripercorrono tutto lfimmaginario esotico e delle visioni gbucolicheh di Ligabue, ripetuti in alcuni casi infinite volte e in molte varianti, con morbosa sperimentazione: animali di ogni genere, soprattutto tigri, leopardi, leoni o le cosiddette gvedove nereh; per l'artista erano forse tutti simboli di una realta' lontana, ignota e molto diversa dal proprio quotidiano e distante dai drammi del presente. Miraggi espressi con una tecnica talvolta non soltanto semplice e sommaria ma anche di reale poverta' tecnica; ma sempre pregni di una componete espressiva e di una carica emotiva fortissima. Le sue pitture erano e sono ancor oggi, messaggi diretti, al fruitore; figurazioni della propria infermitaf, mentale, presunta, ipocondriaca, autolesionista. Ma ef anche per tutti questi aspetti che la sua pittura diviene cosi universale, gespressionisticah. Entrando piuf strettamente nellfosservazione degli aspetti puramente tecnici del suo modo di elaborare la pittura su tela, alcuni individuano in Ligabue una forte influenza di Henri Rousseau, il Doganiere, il maestro di Laval vissuto tra Ottocento e Novecento; e soprattutto, analogamente, Ligabue viene identificato nel prototipo dell'artista gingenuo e genialeh, a suo modo gnaifh. In mostra sono presenti anche alcune Interessanti scene di vita campestre e di caccia,oltre a una importante serie di autoritratti nei quali Ligabue si gtravesteh, idealmente, da Van Gogh. E in questi egli rivela, rispetto agli autoritratti piuf ieratici del maestro olandese, una piuf spontanea - o inconscia? - e piuf sottile autoironia (vedi il ritratto con la mosca). Una ottima occasione per avvicinarsi ad un gmaestroh praticamente misconosciuto al grande pubblico e spesso sottovalutato dalla critica, con una ottima e piuttosto esauriente mostra monografica a lui dedicata. Questfultima, ponte ideale con la prima personale ufficiale dellfartista, allestita alla Galleria La Barcaccia a Roma, nellformai lontano 1961. |
|
Un prezioso mosaico e' stato scoperto nel parco di Veio sepolto non solo dalle stratificazioni |
Aprile 2008 La scoperta del bello e importante mosaico di Veio ci offre lfoccasione per un piccolo confronto con dei fatti che ci sono sembrati simili, avvenuti qui a Fukuoka recentemente. Avvenimenti che purtroppo si verificaano e continuano a verificarsi in un pof tutto il Giappone. Una premessa: In Italia, a causa del lassismo delle istituzioni, della paura di aggressioni e deturpamenti, molte zone archeologiche scoperte, per non essere lasciate incustodite, vengono ricoperte in attesa dei fondi necessari per la ricerca e per il mantenimento. Queste aree, almeno sulla carta, sono protette da una serie di leggi molto ferree e da precisi piani regolatori. In Giappone (e purtroppo anche in altri paesi in Oriente) si para una realtaf tuttfaltro che rosea e rassicurate in merito. Con lo stesso zelo e la stessa metodicitaf con i quali in Giappone, in altri casi, si procede, si protegge e si tutela (tanti sarebbero i casi che si potrebbero citare nella vita di tutti i giorni che ci fanno ammirare la funzionalitaf di questo paese e di molte sue strutture sociali) allo stesso modo si distrugge, programmaticamente. Noi che viviamo qui, a Hakata (una zona considerata ormai da molti studiosi di enorme importanza e valore storico per lo sviluppo e le radici della cultura giapponese) e che ci sentiamo esattamente nel mezzo, assistiamo ad una demolizione, una rimozione e una cancellazione sistematica dei beni architettonici (e ambientali) di questa zona, praticamente ogni giorno! Citiamo lfultimo di questi drammatici casi, proprio qui a Fukuoka, nel suo centro storico (o quello che dovrebbe essere e sempre meno appare): Dopo lfindividuazione di una zona abbastanza estesa, al di sotto di aree destinate allfedificazione di alberghi, centri commerciali e pachinko, sono state (fortunatamente!) autorizzate dai proprietari di questi ettari di terreno le ricerche archeologiche. Ricordiamo che siamo nel cuore della cittaf. Questi scavi, come era facilmente prevedibile per questa zona, hanno riportato alla luce una fitto reticolato di resti architettonici in muratura e alla scoperta di diversi reperti di epoca presumibilmente Nara, a Gionmachi: una zona, fino a oggi, vittima giaf di numerosi scempi da parte di comune e privati. Tutto ef stato fatto alla luce del giorno ma senza, sembra, minima pubblicitaf, informazione o documentazione resa poi pubblica su giornali o media. In questi mesi si ef proceduto poi a radere completamente al suolo questi ettari di patrimonio archeologico, tutto nel pieno rispetto delle leggi. Non ci si stupisce quindi che nessuno abbia fermato o denunciato lo scempio o chi di dovere se ne sia in qualche modo interessato. Ci si chiede se e' veramente questo il futuro che si prospetta al Giappone. Tutto cio' ci sembra, ed e' certo una triste constatazione, uno degli strani paradossi e delle grandi contraddizioni che si rivelano oggi della cultura conservativa e millenaria di questo paese. Ed e' lo spettacolo drammatico di un Giappone che sta scomparendo, nel suo intimo, pezzo dopo pezzo. chiudi
(alcune foto scattate gfurtivamenteh durante gli scavi)
scavi a Gionmachi (I)
scavi a Gionmachi (II)
|
|
|
26 Maggio - 1 luglio 2008 CICLO |
|
italiano attraverso una raccolta di oltre centoventi opere provenienti da.... approfondisci |
La mostra si prefigge di raccontare la storia della presenza dellfarte greca sul territorio italiano attraverso una raccolta di oltre centoventi opere provenienti da tutto il mondo. Nelle sale affrescate da Giulio Romano e nelle Fruttiere di Palazzo Te, per la prima volta contemporaneamente, sono esposti i capolavori dellfarte classica in una sequenza narrativa che dal VII secolo a.C. conduce lo spettatore alle scoperte archeologiche dellfOttocento fino alle recenti restituzioni da musei americani. La mostra ef suddivisa in Tre sezioni fondamentali La prima: Un'Italia greca Opere di artisti greci importate in Italia o in molti casi esemplari che gli stessi artisti greci hanno realizzato trasferendosi in Italia. Bisogna considerare che nel VII secolo a.C. buona parte dell'Italia ef interamente greca: le colonie greche della Magna Grecia, tra campania e Calabria e la stessa Sicilia. Le opere d'arte prodotte in queste cittafsono greche anche se talvolta con caratteristiche stilistiche del tutto peculiari. Seconda sezione: La grecia conquista Roma. Concentrata soprattutto sul collezionismo e sul gcultoh delle opere greche da parte del mondo romano durante il I e II secolo a.C.. Questo non trascurando certo lfImportanza anche del fenomeno delle copie romane e della mercificazione di capolavori classici greci. Terza sezione: Nostalgia della Grecia Dopo secoli di oblio lfarte greca, fonte primaria dello sviluppo della cultura estetica latina, vive il suo momento di riscoperta attraverso le primi indagini scentifiche a cavallo tra il Settecento e lfOttocento. Ef il momento in cui si mettono a confronto e si osservano con sguardo analitico le copie romane (e la loro essenza ggrecah) e gli originali accertati come tali. Una mostra preziosa, soprattutto perchef riesce a sintetizzare un percorso non solo storico e artistico ma anche umano e culturale che ha attraversato duemila anni di storia del microcosmo del Mediterraneo fino a noi, oggi. |
|
|
Probabilmente candidato ad essere il piu' importante evento in Giappone, dedicato all'arte italiana per antonomasia in questi ultimi anni. L'arrivo della Venere di Tiziano custodita nelle sale degli Uffizi, arriva a Tokyo, al Museo Nazionale di Arti Occidentali, dal 3 marzo al 18 maggio 2008. Tendenza ormai conclamata e spesso discutibile di molti musei, non solo italiani, quella di ''esportare'' opere dfarte fino a oggi ''irremovibili'' in zone anche molto distanti (non solo chilometricamente, ma anche per climi, temperature e naturalmente per cultura) dal luogo di custodia di origine. La Venere di Urbino segue infatti l'arrivo e la presentazione di altre celebri opere italiane giunte in Giappone all'inizio del nuovo millennio, quali ad esempio il Satiro danzante nel 2005 e l'Annunciazione di Leonardo, la scorsa primavera. Non poche le polemiche sollevate prima dell'evento e che per molto tempo ancora lo accompagneranno. Parafrasando le parole di uno dei piu' autorevoli critici del momento, Gonzales-Palacios, in merito alla questione dell'utilizzo a volte ''strumentale'' e irriverente che si fa delle opere d'arte, riportiamo un suo ''illuminante'' parere: ''Non si deve spostare l'Arte, ma le persone che vogliono veder l'Arte'' . Mostra a effetto o no, la Venere di Urbino a Tokyo, sancisce un momento chiave dell'interscambio tra culture e il reale o meno, avvicinamento dell'Arte alle masse, la montagna che va a Maometto. Come da informazioni diffuse da media e giornali la mostra si articolera' attraverso un percorso espositivo che iniziera' con un gruppo di opere dell'antichita' classica fino alla loro rielaborazione nelle opere di alcuni maestri del primo Rinascimento. Presenti alcuni fra i piu' preziosi codici miniati del Quattordicesimo e Quindicesimo secolo, ma anche gemme, intagli in pietre dure e naturalmente pitture raffiguranti il tema di Venere e di Amore; citiamo ''Trionfi dell'Amore e della Castita'' di Jacopo del Sellaio, ispirati ai Trionfi del Petrarca o la Venere di Lorenzo di Credi. La sala centrale del Museo ospitera' invece''la Venere d'Urbino'' di Tiziano a confronto con la Venere'' di Pontormo realizzata su disegno di Michelangelo. Offrendo cosi ai visitatori un confronto diretto delle due scuole pittoriche del Rinascimento: la veneta e la fiorentina. Nello stesso spazio le opere di Bronzino, Giambologna, Allori da queste ispirate nel corso del Cinquecento. Nelle altre sale sara' presente una selezione di opere i cui soggetti si ricollegano alla rappresentazione dei miti associati a Venere, dall'antichita' al Rinascimento, con opere di Cranach, Tintoretto, Veronese. L'ultima parte della mostra sara' dedicata agli artisti del primo Seicento, che introducono nuovi e talvolta piu' bizzarri temi come la Venere vista di spalle'' di Annibale Carracci o la ''Venere che spidocchia Amore'' di Giovanni da San Giovanni. |
|
|
|
|||||||||||||
|
@ Fino al 3 febbraio 2008, alla Galleria Borghese di Roma, alcuni dei capolavori scultorei, molti bozzetti e alcuni piccoli dipinti, del maestro neoclassico Antonio Canova (1757-1822). Partendo dalla ''Paolina Borghese ritratta come Venere Vincitrice'', la mostra si propone di ripercorrere e presentare alcuni degli aspetti peculiari di tutta l'opera dello sculture veneto accostando anche opere berniniane gia' presenti nella collezione Borghese, viene proposto un lato raffinatissimo e allo stesso momento una ricerca precisa che Canova sviluppa e concretizza nelle opere da lui realizzate nel particolare clima politico e sociale dell'Italia napoleonica. La mostra si concentra cosi sul tema della bellezza idealizzata, intesa come valore e percezione del modello ''mortale'' e concreto di soggetti contemporanei (gli stessi membri della famiglia Borghese, ad esempio) o anche di ispirazione cristiana (la Maddalena Penitente). Un cammino di altissimo livello estetico racchiuso e articolato tra i corridoi e le stanze meravigliosamente affrescate e arredate (secondo il gusto delle epoche che hanno attraversato sino ad oggi queste sale) della Galleria Borghese. |
|
|
@Sul Palatino, a 16 metri di profondita' sotto la casa di Augusto e' stato ritrovato un ambiente che, secondo i dati forniti da una sonda utilizzata dai ricercatori impegnati in questa scoperta, ha un'altezza di sette metri e quaranta e una larghezza di sei metri circa con una copertura a cupola con al centro l'aquila augustea e numerosi mosaici di marmo policromo. Molti i dubbi e le polemiche riguardo ad una attribuzione certa sull'origine e sulla destinazione dell'ambiente scoperto: la leggenda vuole infatti che sia la grotta dove Romolo e Remo, i fondatori di Roma, furono allattati da una lupa. Sempre secondo tradizione, ma con il supporto anche di fonti storiche dell'epoca, sarebbe poi stato trasformato in un vero luogo di culto dallo stesso Augusto, intorno al 28 a. C.. Secondo un'altra ipotesi, forse piu' credibile e basata sui dati finora raccolti, sarebbe invece un bellissimo e raro esempio di ninfeo con una decorazione musiva ancora in perfetto stato di conservazione e quindi, come il supposto Lupercale, certo non di minore importanza storica ed artistica. Le ricerche previste nei prossimi anni daranno certo risultati piu' concreti e un supporto piu' solido a queste due prime fondamentali tesi di partenza. | |
|
@ @ @ @ Dopo una lunga trattativa con molti dei piu' importanti musei americani (dal Paul al Getty di Malibu, passando per il Fine Arts di Boston, il Metropolitan di New York e l'University Museum di Princeton) ritorna in Italia, come i compagni di Ulisse, nell'Odissea, tornarono in Patria dopo la distruzione di Troia, un nutrito gruppo di opere ''italiane''. Sessantotto esemplari circa, alcuni dei quali estremamente preziosi e di grande novita'. Si tratta di pezzi di importante valore storico e artistico trafugati, venduti all'estero, acquistati e inseriti in molte collezioni internazionali, senza documentazione scientifica: manufatti, opere vascolari, statue di produzione greca, protocorinzia, attica, etrusca e apula. Un'occasione unica per vederli raccolti insieme nelle nella Sala delle Bandiere e nelle Sale della Galleria di Papa Alessandro VII al Palazzo del Quirinale, dal 21 Dicembre al 2 Marzo 2008. Tutto questo in attesa della restituzione di altre opere molto importanti che nel corso degli anni vissuto un destino simile alle opere oggi finalmente restituite all'Italia: su tutte, come da comunicato stampa, atteso il rimpatrio del cratere del pittore Eufonio e della cosiddetta ''Venere di Morgantina''. Quest'ultima destinata entro pochi anni a ritornare in Sicilia da dove e' stata in origine esportata illegalmente. |
|